Vorrei essere più vecchia,
almeno di dieci anni,
per creare sintonia
fra il corpo malandato
e l’altra me che vuol volare,
fra intrecci complicati
di rondini in amore
ed essere di nuovo
il giglio della sabbia
o la ginestra in fiore,
il gabbiano che si tuffa
dall’alto della roccia
o la sua preda furba,
quel pesce blu e d’argento
che riesce con un guizzo
a uscirgli fuor dal becco
e a inabissarsi ancora,
felice dell’abisso…
Se fossi Crono, il tempo
mi mangerei la Terra,
come un’anguria tonda,
tanto m’è caro il succo,
la dolce vita rossa,
che cola dalla bocca
di chi può amare ancora.
Ma sono questa mummia,
più giovane all’interno,
seduta sulla barca
che Ra, dio del tramonto,
conduce in fondo al mare.
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