Tra poco imbiondirà Maggio
sulle colline di Siena.
Andavo sempre a vederlo
e adesso son qui che ci penso.
Se chiudo gli occhi lo sogno,
coperto dal morbido manto,
splendente di oro e di rosso,
di sole, papaveri e grano.
Tra poco imbiondirà Maggio
sulle colline di Siena.
Andavo sempre a vederlo
e adesso son qui che ci penso.
Se chiudo gli occhi lo sogno,
coperto dal morbido manto,
splendente di oro e di rosso,
di sole, papaveri e grano.
Quando sognavo l’Islanda,
ispirata dal ghiaccio e dal fuoco,
ero soprano e usignolo
ricamando spartiti di note
così alte da far sanguinare
i più puri, rompendogli il cuore,
morire felici, rinascere ancora…
Ma ora, che il nulla ci incalza,
oscurando ogni giorno il futuro,
ora, che Dio c’è lontano,
e la mente fatica a adorarlo
e a crederlo il buono fra i buoni,
or che il ruscello è palude
e marciscono fiori di neve
sotto i passi incerti, smarriti
di un primavera di tisi,
ora che le messi future,
abbattute a colpi di falce
reclinano i capi delusi,
lontani da padre e da madre,
rapinati di ciò che era certo,
giovinezza, vita, bellezza,
senza conoscere amore
e papaveri e risa e l’estate,
ora non canto, non spero, non rido,
soltanto aspetto e sospiro.
Oh, com’è lontana l’Islanda,
com’è lontano il bel canto,
or che non posso sognare!
Quasi dal nulla nasce
un seme di memoria
e sull’organza bianca
di un abito da sposa
nascono fiordalisi
e papaveri rossi
e i raggi del sorriso
che ti accendeva gli occhi.
Le mani di tua madre,
che tutto l’ha cucito,
il nastro stretto in vita
i fiori fra i capelli
l’ombra della navata,
la fragile tua schiena
ed il cammino lungo
che ti attendeva dopo…
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