C’erano le lucciole
d’estate a Traso
nella tarda sera
e palpitavano nei prati
come le stelle in cielo.
Avevamo sepolto
lo sfalcio nelle fasce
a primavera
così il raccolto
prometteva bene.
A me piaceva nel tramonto
guardare illividire
il pomodoro
finché da rosso
diventava nero.
Alle spalle, intanto,
sbadigliava la casa,
aperta sempre
la porta di cucina.
C’era una cameretta
al primo piano,
dopo una giravolta di scale
a scricchiolare
ed il mio corpo lassù
bruciava di passione
che un amore finito
non spegneva.
Se mi affacciavo alla finestra
Il favillìo di stelle
mi graffiava il cuore
e mi sentivo nuda
e bianca e sola
e pronta mai
per ritornare.
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