Nembifero
Orizzonte
Vela
Estenuandolo
Mattinale
Bruma
Rarefatta
Esangue
Estivalia
Rimpiangendo
Brine
Marmate
Evocano
Vane
Ombre
Notturne
Nembifero
Orizzonte
Vela
Estenuandolo
Mattinale
Bruma
Rarefatta
Esangue
Estivalia
Rimpiangendo
Brine
Marmate
Evocano
Vane
Ombre
Notturne
Escherianamente estenuata
dalle false prospettive
delle scale e delle loro ombre
che divorano la meta. Non s’arriva,
non si torna, non si sale,
non si scende. Fatica per niente.
E non sarebbe niente
se, dopo aver lasciato
nella casa poco amata
tutti gli orologi che avevo,
anche la vecchia pendola,
almeno si fosse fermato il tempo,
che batte ancora col suo morto cuore,
spaventosamente.
Seppelliti i cadaveri dei ricordi,
uccisi i mobili del primo novecento
e i loro tarli, senza mai più bandire
lo sfrontato sole, salendo al piano
quarto della casa nuova
con un bell’ascensore,
mi porto il buio e quelle rampe
dentro. Non salgo, non scendo
e in questo doloroso passatempo
spreco infinitamente il tempo.
planano sule rosse ombre
dello studio, pareti rosse,
luci rosse, installazione.
Si inseguono, coi gesti
descrivono un sogno,
stridule come rondini
rivivendo il passato,
uno squarcio, un ricordo.
Fuori, intanto, il tramonto
livido grigio si avvolge
nel suo manto mesto
rabbrividendo.
(Acquerello di Riccardo Scarpellini)
Il grigio si espande,
waterloose il colore,
piove piano e silente
inesorabilmente
da ore. E mi invade
la mente. Diluisce
i miei grumi in realtà
trasparente.
I pensieri distende,
brevi ombre sul niente.
Un ombrello si affretta
sotto un lembo di cielo
in pigmenti sdraiati
sull’asfalto bagnato,
i riflessi di un passo
che chissà dove va…
Traffico di pensieri
in direzioni diverse…
Difformi dalla vita
le ombre della sera
scivolano a dar forma
a nuove dimensioni.
Tu non ti appartieni.
Mai.
Salvo che in questi
rari momenti di fuga
dove finalmente sei.
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