È già l’ora
e le tende
trascolorano in rosa.
Anche le nuvole
sono petali rosa.
Dietro ai cortinaggi
pudico il cuore
nascosto
spera ancora.
È già l’ora
e le tende
trascolorano in rosa.
Anche le nuvole
sono petali rosa.
Dietro ai cortinaggi
pudico il cuore
nascosto
spera ancora.
Voi che mi dite:
“Guarda com’è bella
questa nostra campagna!”
mentre la macchina fugge
fra sterpi dipinti di giallo
e basse fumanti colline
che accerchiano lente
un mare di nuvole e noia
e l’anima mia che si sdraia
sui rami stecchiti dei pioppi
divisa dal vento in brandelli
di flagellazione e rimpianto…
…Cari compagni di viaggio,
sappiatelo tutti, amici parenti:
Lei qui sta morendo, lo sento!
Quei fiocchi rosati tardivi,
sfuggiti alle brume nel cielo,
della mia nostalgia sono lembi
che vanno là dove ha un senso
il verbo tornare e dove mi è dolce
posare i sogni la sera
per nutrire il mio arido cuore.
Dervisci rotanti
di nuvole e sole
danzano in cielo
al suono del vento.
Danzami, amore,
sul cuore in tempesta,
rotea più svelto
ché voli la gonna.
Mio sacerdote
di mistici incanti ,
che senti il respiro
dell’intero universo,
rapiscimi in alto
in un vortice caldo,
confondimi i sensi,
smembrami tutta,
così che io lasci
per sempre i ricordi
e il grigio livore
di questi miei giorni,
portami là,
oltre i ritmi del tempo,
portami là,
dove trema la foglia,
portami là
dove gira l’Eterno.
Caro dottore,
dammi l’ansiolitico,
levami l’ispirazione,
baratto con l’anestetico
l’afflato poetico.
La sensibilità mi rovina,
dammi una medicina,
voglio guardare il cielo
solo per sapere
se domani si va al mare,
senza accorgermi dei colori
e dei ritratti di dio
fra le nuvole,
coronati da raggi di sole,
che posso vedere
nelle pareidolie anemofile
delle mie sere.
Dottore, fai di me
una mucca pasciuta
che rutta sapori aromatici
e si contenta di ruminare
il pasto vegetale
prima di dormire
senza provare rimorso
se ha ingoiata farfalle
e margheritine intere…
A un solo passo dal mare,
l’anima chiusa alla fuga
da un cielo pesante, presente,
di una piattezza pre-copernicana,
color lavagna appena inciso
da unghiate bianche di aerei
ora sopra di noi invisibili
al di là delle nuvole, parliamo,
gridiamo nel vento
le nostre notturne paure.
Mi ricordo la Befana.
Abitava a Torino
Amava i cieli grigi
e il greve respirare
dei camini.
Si vestiva nella notte,
per questo non appaiava
i suoi calzini
e non li rammendava.
Non si pettinava.
Quell’anno a Natale
era andata molto male
ed avevo saputo
che Gesù Bambino
non sarebbe più tornato
per via del tutù azzurro
che volevo per ballare.
Lui mi portò la stoffa
e alla mia cara mamma
solo il tempo per cucire.
E venne l’Epifania
che tutte le feste
la porta via
(me lo disse mio padre.)
Così dal cortile,
nel freddo da paura
del mattino
e l’ossessione
di quei muri gialli
delle case popolari,
guardai il cielo di latta
con le nuvole appese
e le strisce di ghiaccio
pattinate dal gelo
e la sorpresi a volare,
sulla scopa sbilenca,
districando una strada
fra i rami nudi dei viali .
Fu un’epifania,
come spiegava la nonna,
che se ne intendeva
di chiesa e di parole,
e lo capii anch’io.
E mentre salutavo
e la indicavo a mia sorella
sparì dietro a una casa.
II sole dell’inverno,
intanto, lacrimava…
Purezza enigmatica
della bianca luce,
la luna piena si vela
e si svela con strappi
di nuvole chiare.
Per essere sedotta,
l’infida seduce…
Oggi mi è entrato dentro
tutto il piombo che colava
dalle nuvole del cielo
piombo scuro spesso fuso
che mi ha fuso i neuroni.
E tutti a farmi la diagnosi
di una brutta depressione.
Quale depressione?
Ho lavorato tutto il giorno
come un cane, esigo il diritto
di sentirmi uno straccio
e, siccome ultimamente
mi sono capitate tante cose
non dico brutte, dico disgustose,
se percepisco un movimento
come di tempesta intorno
e un inspiegabile tormento,
chiedo pietà a lorsignori
improvvisati dottori
e il permesso di tenermi
stretto il mio turbamento,
caso mai si trattasse
di un avvertimento…
Che sarà mai
un palloncino rosso
sfuggito di mano?
Che sarà mai?
Scoppiano i sogni
continuamente,
collisi con nuvole
illusi delusi bum!
Che sarà mai?
Non siamo bambini.
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