Dicono che quando il tempo
passa da una stagione all’altra
chi di solito soffre il vivere a vita
senta ancora più forte il gravame
della sua lunga condanna a morte.
Io non so se sono malata, ma il vento,
quello lungo dei tre giorni di tormento,
che porta in grembo il mutamento,
mi scaglia l’anima sui cornicioni
e la sfida ad affacciarsi, poveretta,
alla profondità degli orizzonti.
Intanto fa fuggire dalla stia dorata
un’implume voglia di vittoria armata
e mi lascia vuota sola disperata.
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