Chi ha ferito Kundalini?
Ora la mia schiena è quasi morta,
e il bel serpente addormentato e fiero
che conteneva le spire nel mio corpo
giace ora fra orribili spasmi,
prigioniero d’un giogo di ferro,
umiliato l’anelito eterno…
Chi ha ferito Kundalini?
Ora la mia schiena è quasi morta,
e il bel serpente addormentato e fiero
che conteneva le spire nel mio corpo
giace ora fra orribili spasmi,
prigioniero d’un giogo di ferro,
umiliato l’anelito eterno…
dalla viltà del natale
che, dalla vanità della neve
dei suoi accampamenti invernali,
mi raggiunse a Livorno
colpendomi alle spalle
con una pugnalata
sottoscapolare,
pneumotorace esistenziale,
mi rifugiai al triage
di quel piccolo bar
di via Grande
per respirare.
La cameriera,
vestita normale,
mi domanda operosa
che cosa mi può portare
“Una cioccolata calda!”
singhiozzai moribonda.
(E chi se ne importa
se fa ancora caldo
sotto l’alito affranto
di un libeccio epocale?)
“Ma che sia dolce non troppo
e molto, molto amara
per buttar giù in pochi sorsi
i miei vecchi vecchi ricordi…”
…Io già sorpresa in agguato,
oramai quasi morta,
mi buttai ieri sera
dentro il letto a riposare.
Verso l’alba,
incalzando ancora
un gran vento e il tenebrore,
riprese a battere piano,
sotto il palmo
della mia stessa mano,
il mio cuore solstiziale.
Per ricominciare…
E mio padre piangeva,
lacrime pudiche deluse
di orgoglio ferito
subito ingoiate
dalla voracità dell’occhio.
-Niente diploma, quest’anno
sarò proprio bocciata.-
-Com’è possibile questo?-
-Papà, non ho studiato
non ho nemmeno un voto.-
-Puoi rimediare adesso?-
-Non c’è tempo purtroppo…-
-Perché non ce lo hai detto?-
-Io ve l’ho gridato
…proprio non ce la faccio…
e voi non sentivate.-
-Ma tu non sei malata!-
-Non te ne accorgi, papà?
Sto molto, molto male,
ancora una parola
e presto sarò morta,
abbi un po’ di pietà!-
-Ma la mamma lo sa?-
-È questo che conta?
Se mi aiutassi, papà…-
-Farai due anni in uno,
figliola, siamo qua!-
Sabataccio infame
dopo una notte infame…
Dracula nella mia strada
come un topo squittiva
spingendo un carrello
con dentro la bara
che gli serve da letto
sul far dell’aurora,
non può correre rischi
di vivere il giorno.
Io ci sono costretta,
ma mi sento già morta,
e porto gli occhiali,
per perdere il sole.
Come mi è caro accarezzarti i capelli
qui sulla duna dove ti trovo sdraiata,
mia primavera che torni! Aspra di mare
e povera ancora di splendidi orpelli.
Oggi voglio dirti una cosa:
Io sono morta tre volte, o avrei potuto,
per folgorazione, per crollo, per coma.
Ma, come te, sono tornata ogni volta.
Innamorate del cielo e del sole,
quello che amo di noi è la forza…
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