Quanto alla felicità,
sembra più grande
quando è un ricordo
e quanto più è lontano,
come le sere azzurrre
a Adelboden,
tiepido il clima,
il fuoco, il vino rosso
e il discreto sbuffo
di un sigaro toscano,
la dolce nebbia
a accarezzare il monte
con dita bianche
di una lunga mano…
…Pensarci adesso,
parevano perfette,
peccato che la gioia
che allora provavamo,
tale la brevità
del tempo a noi concesso,
nasceva sorridendo
poi si svenava piano,
il riso misto al pianto,
nel tenero rimpianto.
Sai che mi ricordo ancora
di quello strano addio che non avvenne,
perché sette giorni dopo ritornasti?
Eppure ci rimasi molto male,
eravamo, amore, a Portofino,
là sul monte per guardare il mare
e quando mi parlavi così strano
promisi a me stessa di non telefonare,
né di cercarti mai e ti guardai le mani,
così per ricordarle, casomai…
tanto sottili e chiare, eppure forti e grandi,
e le carezze sparse, fragili farfalle…
Poi l’aria marzolina respirando,
un po’ primaverile, un po’ invernale,
decisi di affidarmi al mio destino,
sicura del nonsenso del lottare.
Se tornerà, mi dissi, sarà perché lo vuole.
Né baci, né promesse, né parole,
né tantomeno lacrime e sospiri,
attesi sette giorni ricamando
piccoli fiori all’ombra del rimpianto.
E ritornasti e son passati così tanti anni,
e siamo ancora e sempre insieme,
che se li conto mi spavento, ma va bene!
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