Un mattutino
cantato dal vento
che porta da occaso
rotolii di campane
mentre io giaccio ancora
in difetto di sonno
con la testa percorsa
da un bel trillo di squilla,
il registro ad ancia
di un gran mal di capo,
solennità d’organo
del mio corpo sdraiato
e mi chiedo nel buio
come sia questo giorno,
se sia il sole a segnarlo,
di speranze tardive
infiorando le ore
di un ottobre piovoso,
o se invece la pioggia,
trattenuta nel grembo
ed alfin partorita,
darà vita ai miei mostri
e al veleno dei funghi
sotto i piedi sgualciti
dall’andare per boschi…
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