La notte agitata
da velami di luna
corde di nuvole
calate a noi giù dal cielo.
Vento, vento d’argento…
Eri tu, angelo mio,
che correvi ridendo.
Buio fiato di lupo affannato,
già da allora inseguivo
la paura che sarebbe finito
e ogni bacio già dato
diventava rimpianto,
agro agrume
il tuo seno piccino.
Ti sfioravo la veste,
ed eri sparita
pianto di stelle
mi macchiava le dita.
Sai, credevo di averti
e mai più ti ho afferrato.
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