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Ricordi

By Senza categoria 2 Comments

L’onda scende

s’avvalla si distende

struscia il suo ventre

sul limo pigramente.

Io naufragando

la sottendo azzurramente

annaspando nei ricordi

dolceamari della mente.

 

Per illustrare i miei versi propongo un quadro di Athos Rogero Natali, che fu pittore, ideatore ed esecutore di vetrate istoriate e scenografo, artista poliedrico nel panorama culturale del  ‘900 livornese. Qui un’intensa raffigurazione dello scoglio della Meloria in un giorno di  vento.

 

Ippopotamo

By Poesia 2 Comments

Ah non poter spartire

il macigno del mio cuore!

Così pesante da tirarmi giù

verso lo stagno del dolore,

con il limo che tracima

a rinchiudermi il respiro,

con le nari sotto un velo scuro,

ippopotamo incapace

di lottare…

 

(Immagine dal Web che ho elaborato al computer)

 

 

A un giovane

By Poesia No Comments

Quando passi dalle mie parti,

porta una cesta come il giovane Bacco,

mele, fichi, uva e melagrana,

orna i capelli con la tua giovinezza

intreccia ai pampini raggi di sole,

inebria le gote di un dolce rossore

e reca il vino per scaldarmi le ossa.

Per me è già dicembre, caro ragazzo,

la fine dell’anno bussa alla porta,

per te, le tue risa e i tuoi neri capelli

è piena estate e il luglio promette

l’amore e le messi e mazzi di fiori.

Portami in dono quella canestra,

così che mi giunga un’eco di gioia,

spartisci con me il tuo calice ebbro

che già nella mano incerto ti trema

così che io trovi nel limo del fondo

almeno il ricordo della mia gran bellezza.

 

Ormai s’è fatto inverno

By Poesia No Comments

pietra grigia

Non fare quella voce.

I tuoi torrenti d’ira

mi lavano via il cuore

pietrificato  grigio

testardo abbarbicato

al limo dei ricordi

che il tempo fa muschiato.

E non mi trascinare

in gorghi di parole

beffardi mulinelli

di inutile rancore.

Non sono questi i giorni

del tiepido disgelo…

La garguglia

By Senza categoria One Comment

garguglia

Niente mi dà più sollievo,

né i miei mobili antichi,

né le foto sbiadite,

né il dondolio tarmato

dei vestiti impiccati

nell’armadio stipato.

È come una palude

di quelle che sprofondi

ad ogni incerto passo

il limo marcescente

del passato nel presente.

Non guardarmi, garguglia,

coi tuo occhi di legno

divorati dai tarli…

Sebbene sia tardi,

riuscirò a spaludarmi.

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