Ancora una volta è finta
la pausa dalla vita.
O è finita la vita,
fino a venerdì sera,
quando lavi in silenzio
la tua anima nera
e riscopri la gioia
di goderti la noia?
Ancora una volta è finta
la pausa dalla vita.
O è finita la vita,
fino a venerdì sera,
quando lavi in silenzio
la tua anima nera
e riscopri la gioia
di goderti la noia?
Non asseconderò
il tuo asservimento alla morte.
Lo so che provi dolore,
che non è colpa tua,
che la paura ti plagia
e di distrugge la gioia
nell’ infinita attesa
di una fine che non pare
così pronta ad arrivare.
Povero tesoro
che ti mesci il veleno
da solo! Ascolta:
Una volta conobbi
un bambino malato
d’autismo, con il braccio
che pareva uno straccio…
Volevo salutarlo,
stabilire un contatto…
Ecco, tu che ancora puoi,
afferrala, questa mia mano
che allora tesi invano!
Ancora una volta
esplode il sole.
Cola il soffitto
del corridoio,
muore il suo grigio
in questo tramonto.
Luce furtiva
che dura un secondo,
grande la gioia
per questo mio istante,
dove la gloria
si rappresenta.
Quando passi dalle mie parti,
porta una cesta come il giovane Bacco,
mele, fichi, uva e melagrana,
orna i capelli con la tua giovinezza
intreccia ai pampini raggi di sole,
inebria le gote di un dolce rossore
e reca il vino per scaldarmi le ossa.
Per me è già dicembre, caro ragazzo,
la fine dell’anno bussa alla porta,
per te, le tue risa e i tuoi neri capelli
è piena estate e il luglio promette
l’amore e le messi e mazzi di fiori.
Portami in dono quella canestra,
così che mi giunga un’eco di gioia,
spartisci con me il tuo calice ebbro
che già nella mano incerto ti trema
così che io trovi nel limo del fondo
almeno il ricordo della mia gran bellezza.
Lasciammo entrare la gioia
dalle finestre spalancate al sole
e mutammo costumi e aspetto
sfarfallando all’improvviso
nonostante lo stupore
che in noi stessi provocava
essere così diversi e praticare
altri spazi, altri tempi…
E ci fu più posto dentro il cuore,
da farci entrare proprio tutto,
persino per un piccolo cane….
E non l’avrei mai detto, caro Giulio!
Straziata a lungo,
direi cardata,
da punte a uncino
di molti dolori,
come nei cardi
dei lanaioli,
sono più bella
di una sirena…
Almeno i capelli
sono sgarzati
e insieme a loro
tutti i pensieri…
Ma mi esce la gioia
senza ragione
da un buco nel cuore,
un’ emorragia
di compensazione
per quest’ultime ore
che furono lievi
e mi si trasfonde
un gelo nel sangue,
è solo paura
o premonizione?
Come baccanti di talento,
lasciamoci andare alla gioia,
i motivi per farlo ci sono,
è già giorno, il sole è risorto,
la vita ci pulsa alle vene
e il vento ci gonfia le chiome.
Non siamo antenne del fato,
il futuro ancora non c’è,
distendi al sorriso le rughe,
hai ancora tanti capelli,
sono ricci, son folti, son belli,
a memoria di un tempo che fu…
I tuoi baci mi piacciono sempre
e in fondo mi piaci anche tu.
Da una sponda all’altra dell’eterno,
zigzagando un fiume infinito,
si trascinerà l’anima mia ferita,
come un Caronte buono e disperato,
cercando solo te, mio faro,
unica luce, mia sola gioia e senso
del vano premio d’essere beato.
Aspettavi sempre di riandare
in quel luogo dove già sei stata,
vuoi per la radura fra i castagni,
dove la casa di pietra ti aspettava
e la serena sera dell’amore
il fuoco acceso e tutto il resto,
vuoi per il prato in cima al colle
e tu alla testa dei tuoi molti figli,
come un’anatra che il nido
conduce pigolante al fiume
e ti scoppiava per la gioia il cuore,
soltanto a immaginare…
Come tu vuoi…
Andremo oltre ogni mare
a nutrire di lacrime
oceani sconosciuti.
Insieme e divisi
diversi e compagni.
Tu. Con la tua voglia
di andare. Rinata
dai lombi senili.
Finalmente ascoltata
mummia sbendata,
eppure neonata.
Ne accontenti i vagiti
che non sono innocenti.
Nelle bische fumose
delle voglie tardive
noi, corrotti avventori,
ci compriamo la vita.
Giovinezza, ricchezza
fanno bella anche me.
Come veli sapienti
le drappeggio sul corpo
a celare i suoi tempi,
per strapparti un sorriso.
Io. Così diversa da sempre.
Nata per vedere
fin dal primo pianto.
Ma curiosa, felice
di nutrire il rimpianto
fino a farlo scoppiare
in brandelli di gioia.
Ah, compagno rinato,
per questi mari andiamo!
Fino all’orizzonte estremo
sperimentiamo…
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