A me la vita suona dentro,
a volte dissonante,
a volte piano, a volte lento,
a volte andante, a volte al ritmo
pazzo di una giga popolare.
Ed eccoli i miei sogni svergognati
che ballano sull’aia dell’amore
e tutti quegli scheletrì sbiancati
che si percuotono da soli
xilofoni di ossa sul torace
e cantan funebri lamenti
in do diesis minore.
Mi godo le mie pioggie e i cluster
che corrono sui vetri dell’inverno
appena appena prima di gelare
e si flagella il theremin del vento.
I miei pensieri, credo, sono questo,
pentagrammati su ali di colore,
e tutte quelle trombe in fondo
che un giorno squilleranno
il mio improrogabile finale.
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