impasto con le mani
avvezze a fare. Ore
di forzata coercizione,
punizione esistenziale.
Lame nei polpacci
di incredulo dolore
e i cuscini a soffocarlo
sul divano esposto al sole.
Corpo inerte,
decontestualizzato,
come un decoupage
estratto da un bel quadro
e incollato sul niente.
Vascello alla deriva
nel mare delle ore lente.
Tu che rientri a casa,
roseo d’aria e di sole,
senti il sabato vicino
e racconti i tuoi progetti…
“Io domani ti farò i frollìni”
rispondo non a tono,
devo sembrarti matta,
ma mi posi un bacio
sulla guancia affranta,
sussurrando a fior di labbra
“Non importa amore!”
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