Galoppando furiosa
sull’urlo del vento
sgominai della notte
fantasmi e dolori.
Con fendenti di luna
squarciandole i seni,
sciami di stelle
ne feci sgorgare,
e, molto più tardi,
fiotti d’aurora…
Galoppando furiosa
sull’urlo del vento
sgominai della notte
fantasmi e dolori.
Con fendenti di luna
squarciandole i seni,
sciami di stelle
ne feci sgorgare,
e, molto più tardi,
fiotti d’aurora…
Non ho da scrivere
se non di sogni brutti
dove la luce non entrava.
Anzi, c’era tempesta,
e il giorno in notte
repente trasmigrava.
Poi, all’alba, per fortuna,
la tua telefonata,
come una bastonata
a fare in cocci i vasi
disperati e occlusi
dei miei foschi pensieri
e tutti quei fantasmi,
chi dannato, chi beato,
ma da tempo rinchiusi,
dileguarsi su in cielo.
Tutto questo freddo
che sento
certe volte io penso
che non sia naturale.
Sai, certe correnti
gelate fra le gambe
come serpenti
a farmi star male.
Se io parlassi,
Dio ci scampi,
di fantasmi,
riderei per prima,
se non fossi sola,
qui, a tremare…
Non so se finirò questa notte
troppi fantasmi mi vengono a trovare…
L’ossessione del pianoforte
quattro note quattro quarti
per un accordo maggiore
e sopra il miagolio del dolore
i suoi trilli disperati
i sospiri della morte.
Svegliati amore e sposa la mia anima
prima che il respiro del sonno la possieda
pettinami i capelli neri di paura
con i violini delle tue dita esperte
ferma questa grottesca marcia nuziale
sfatta di putrefazione ed ossa sparse
che mi fa esplodere la testa
posami le mani fresche sulle tempie
riscatta il mio respiro prigioniero
bacia la mia vita, falla ritornare…
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