Girando una pagina
del diario degli anni,
come previsto,
è arrivato il libeccio,
un poco in sordina,
indegno del nome,
or è da due giorni.
Colpi di vento,
sputi di sole,
sul corpo depresso,
ho caldo, poi gelo
e l’anima muore,
fra brividi freddi
e docce al sudore.
Agonia dell’umore,
ma non è colpa mia.
S’io fossi Buddha,
però non lo sono,
sarebbe diverso,
ne sono sicura.
Quel che mi uccide
è una gran delusione.
Aguzzo il mio sguardo,
orbato dell’occhio
che contano terzo,
e sta proprio in centro,
e non vedo niente
che spiani la fronte
o chiami il sorriso
ai lati del labbro
a darmi quell’aria
di ebete astratta
in un cielo sereno
che tanto compiace
chi sa meditare.
Evento del vento,
alato diventa
e portali via,
i miei traditori,
hai un giorno di tempo!
Commenti recenti