Un amore annoiato,
come di un figlio
col genitore malato,
un ombrello, ché tanto
lì pioveva sempre,
più pianto che congiuntivite…
La discesa e poi via Venti,
io, rimbabinita di vetrine
e fare tardi da insolente,
per perdermi il suo sguardo
vagolante, come candela
che si spegne. Per perdermi
quel suo morire piano,
anno per anno, mese per mese,
istante dopo istante.
Così, dopo le gite dai notai,
non sono più tornata, mai,
città mia superba, ma davvero,
che ti apri, mi seduci e non ti dai.
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