Poco invitante
il buffet dei rimpianti
e io che ci vado
Manto nero anni ottanta
con spalle da mongolfiera
che mi fanno volare
e sotto, ben allacciata,
camicia di seta artificiale
che mi costringe a sudare.
Accaldata mi accalco
al tavolone sbilenco,
piatto di carta in mano
usato, lavato, riciclato
per sempre.
La forchetta sdentata
di plastica bianca
artiglio indecente
mi deturpa la mano.
Non mi privo di niente.
La musica stride
da un long playing lesionato
dalla puntina di diamante.
Si ripete e si ripete.
Righe di formiche nere
assediano ordinatamente
un ineffabile cous cous
di lacrime vere,
le sprecate primavere.
Poco lontano
nuota un sushi sfatto
sul mare di un sogno
non più intatto,
il mio professore,
l’Amore…
La tartina rosa innocente
del primo languore
posata sul sandwich
di un gioco da grandi
da dimenticare.
Una farfalla di burro
tenta di volare pesantemente.
Più indigesto di ogni cosa
il meringato alla panna
di un tarmato, negato
abito da sposa impiccato,
tremante…
Niente da bere
per dimenticare.
E poi c’è un carnevale
criminale,
frittelle di fiele
ancora e ancora
amaro l’ amore…
E non aver mai più
la voglia di danzare.
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