Aspettando
che squilli la vita,
forse una tua telefonata,
o forse le cugine,
me ne sto a spiare
il passeggio dalla finestra,
parcheggiata sul divano,
come l’auto nuova
nel garage lontano,
a preservare di me
quel poco che resta,
impolverata.
Zampettio di zampe
di gallina sulla faccia,
fingo sia l’arguzia
a darmi l’espressione
interessante,
mentre il tempo passa,
dalla mattina alla sera,
con la gloria mesta
del tramonto e il canto
sciocco dei gabbiani
sopra la testa.
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