Finestra delle quattro e trentadue
con quell’albero grosso
e la mia voglia di dormire,
silenzio ospedaliero
e luce artificiale,
l’artiglio della morte
addormentato,
l’ossigeno che va
per l’albeggiare…
Finestra delle quattro e trentadue
con quell’albero grosso
e la mia voglia di dormire,
silenzio ospedaliero
e luce artificiale,
l’artiglio della morte
addormentato,
l’ossigeno che va
per l’albeggiare…
L’unica cosa viva
per noi stamattina
è quell’albero in fondo,
anche lui molto spento
dal rigore invernale,
tutto il resto è di asfalto
e la nebbia ci assale.
E dentro la bocca
fra la lingua e il palato
rimangono mute
stagnanti parole.
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