Allora bisogna accorgersi di te,
per quel tuo voler essere pungente.
E come sospira la tua bocca densa
di nebbia, o forse fiato di condensa,
masticando le grida di sirene
che mugghiano dal mare alle polene!
Ci dorme dentro tutto quell’amore
che ci accaldava le membra,
l’altra estate, fino alle soglie dell’autunno.
E ora ritroviamo sul cuscino
più cha altro una gran consolazione
per essere vicini e caldi e insieme,
io e il mio amato unico bene
e, questo lo speriamo, lontani dalla morte.
Ti apro le finestre per esserti accogliente
e mi ti diluisci dentro, ma fai bene,
al fondo dei polmoni inariditi,
gustando io il tuo ghiaccio scricchiolante,
il tiepido sorriso del mio amante
e mite, la speranza del futuro,
cantata dalla bocca del camino.
… mattiniera nei miei sentieri, come il sole…