Dalla finestra all’ultimo piano,
affacciata sul rosso dei tetti,
vedevo l’alba entrare in paese
furtivamente, strada per strada,
trascinando filacce dorate
che l’aspro artiglio della montagna
dalle vesti le aveva stracciato.
Non udivo il rumore dei passi,
ma argentee note, come di cetra,
cadere a gocce e petali rosa
nel silenzio del calmo mattino.
Molto bello, il tutto. Pina.
Grazie Pina per il tuo commento incoraggiante!
Che bella poesia Silvia!
La ricercatezza delle parole ed il modo in cui i versi si incastrano l’uno nell’altro, è semplicemente magnifico! Grazie per questi versi. Marco
Ti ringrazio molto, Marco! Sei molto gentile. Ogni tanto anche io “faccio i conti” con la metrica, che trovo piuttosto coercitiva per l’ ispirazione, tuttavia devo ammettere che il verso risulta meno grezzo e acquista ritmo.