Festeggiavi ferita
dall’avarizia della vita.
Noi ce la mettevano tutta, mamma
quando eravamo bambine,
per comperarti un profumo
con le nostre monetine.
Ma non era mai “quello.”
E si capiva. La faccia delusa,
la tua voce tranquilla
come se avesse paura
di alzarsi di tono,
mormorando uniforme:
“Bello, bello!”
Molto spesso mancava
il regalo del padre.
Ma non era scusato
dal non sentirsi adeguato.
Certe volte tentava
con un paio di scarpe,
tacco alto, marca folle,
di colore marrone.
Poi finivano insieme,
mamma, babbo e le scarpe,
nel negozio a cambiarle,
perché non erano “quelle.”
Guanti, calze, profumi,
sempre troppo da poco.
Un sospiro e quel grazie,
che marciva nel cuore.
Con un colpo di genio,
ti mandò le sterlizie,
una volta, mio padre.
Molto rare, inadatte
a qualsiasi vaso
dell’arredo banale
di una casa non ricca,
ma bastò il portaombrelli.
Concedesti un sorriso,
da regina di cuori
di una favola triste,
senza fate e castelli,
senza tempi felici,
senza principi azzurri.
Davvero molto bella e ricca di sentimento!
Grazie graziadenaro!