Se hai voglia di ordine,
oggi non è proprio il caso.
La mia storia è così,
almeno da dentro
e si affida al racconto
delle cose che uso,
la matassa dei giorni
di una vita non dipanata.
Se hai voglia di ordine,
oggi non è proprio il caso.
La mia storia è così,
almeno da dentro
e si affida al racconto
delle cose che uso,
la matassa dei giorni
di una vita non dipanata.
Allora la notte è passata.
Non me l’aspettavo di sognarti.
Ancora. La tua vita che scorre
e io non so dove…
E poi queste strade del tempo
che, malgrado te, si sono incontrate.
Come se non mi avessi lasciato,
tremante, nell’ultimo prato
dell’ultima mia primavera.
Che dire? Non quelle parole!
Mi pensi? Io no, ma il mio cuore
nei sogni, ogni tanto…
Comprare una scatola
per i ricordi. Tonda,
grande. Di latta colorata.
Smetterla di sognare.
Buttare dentro tutto:
vita spappolata,
ore inutilissime,
fatiche, delusioni,
cromosomi. Maledetta genetica!
Chiudere, sigillare.
Seppellire, seppellire!
Vestirsi come un’altra.
Uscire, uscire, uscire!
Ciao. Devo lasciarti
al tuo fragile destino.
Tu, farfalla visionaria
che in ogni goccia
di rugiada vedi Dio
e che non mangi
aspettando di volare.
Io. Accidente immerso
in un miscuglio di cibo
di fanghi di dolore
di sangue e di piacere
un fiume lento denso
che chiamo Vita ed amo…
Non ne posso più
di come scorre la vita
dei pigolii di nido
di chi ha bisogno di me
e razzolare per vermi
e insettini
senza ascoltare
il richiamo dei cieli.
Crescete, vi prego,
miei nidiacei impigriti,
ché io possa volare.
Io non dormo
niente dorme
questa notte.
Tutto vibra
percezione forte
del respiro
dell’universo
ansia di vita
presagio di morte.
Energia.
Una cometa imbizzarrita,
sparsa le chiare chiome,
galoppando nell’eterno,
splendida Walkiria,
si schianta
contro un mondo
ma prima
mi sfiora…
Per averti amato
quanto basta
per morirne
e risorgere
dopo chissà quanti anni
obbligata
dall’assurdità del corpo
che, per quanto magro,
se ne restava in vita,
io ringrazio
non te,
che te ne andasti,
codardamente,
ma quel dio
pagano dei tramonti
che mi ha donato
occhi tristi
per vedere cose
che mai
altrimenti
avrei veduto
oltre l’ovvietà
di questi giorni
e, da allora,
per sua immensa grazia
compensativa,
un’intensità di
ogni mio sentire
sempre
così che ogni droga
è acqua di fonte.
Dipingessi la mia vita oggi…
Sarebbe un acquerello grigio
liquefatto di acqua di palude
e denso dei respiro della nebbia
e un sole sullo sfondo del levante
affogato dalle nubi. Di mattina.
“Sono cosi in ordine
parto coi mocassini…”
Sempre prepari valigie,
rincorrendo una vita
che toglie il respiro.
Sempre così previdente,
non dimenticare, ragazzo,
ovunque sarà il tuo cielo,
di guardare il tramonto,
domani,
se il giorno sarà stato sereno.
E dopo, la luna crescente
e le stelle…
Potrà tornare a piedi nudi
un’altra primavera
in questo prato
aspro di brina?
E la mia casa così sola
aprirà come occhi
le finestre al nuovo sole?
La mia porta sarà schiusa
e con l’acqua del disgelo
canterà di vita il cuore?
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