Io, te, le splendide rovine…
Ci cammina sopra
il passo del tempo
siamo già sepolcri
del nostro passato
giorno per giorno
andarcene insieme.
Io, te, le splendide rovine…
Ci cammina sopra
il passo del tempo
siamo già sepolcri
del nostro passato
giorno per giorno
andarcene insieme.
Nostalgia che non può
varcare il mare
di questi molti,
silenziosi giorni…
Ah, tornare, io,
procellaria che non sa
sorvolare il vento,
cercare il nido
del tuo tempo ignoto,
trovarlo, amore mio,
trovarlo vuoto!
E sogno ostinatamente
di volare.
Dopo tanti anni
il sogno ancora quello,
le mie ali non so,
non me le vedo mai.
Apro la finestra
e non è suicidio,
fa un po’ paura,
è solo libertà.
L’aria sempre
così tersa e l’azzurro…
solo la montagna
stavolta è diversa.
Pare d’autunno,
vestita di rami,
ma le foglie oramai…
e il suo fianco è graffito
dal martirio del tempo.
Nudità estrema della sera.
Chiacchiere altrui
dalla parete accanto
l’anima trema.
Ho fermato la pendola
per non sapere del tempo
eppure la notte
mi fa ancora paura.
Una lastra di rame
appiattito il mio cuore
acidato dal sole
e dal tempo che va.
Sempre corre la strada
più lontano da te…
Quando l’universo
avrà finito il tempo
e il dio ritornerà perfetto
rientrando in se stesso
mi fonderò con te
come non hai provato,
fuoco nel fuoco
fuori, intorno e dentro
e il nulla avrà un suo senso
dopo.
Aspettavamo il tempo dell’Ofiuco,
favoleggiando sul tredicesimo mese.
Placidamente noiosa, la notte di Parigi
ci accoglieva, senza alleviarci il cuore,
né le belle cose che ci affannavamo a comperare
levavano il vuoto, la paura, il dolore.
Molto più tardi, centellinavamo il piacere
in sottili perlage di lussuria, come fosse champagne.
Piacevolmente, come fosse caviale,
masticavamo le perle dei nostri giorni francesi.
Ma neanche quell’anno, mon amour, amore,
per quanto ci ostinassimo a sognare,
riuscimmo a piegare l’ellissi del mondo
o la curva del tempo al nostro volere.
Molto oltre le pagine del tempo
scriverò il libro che sarebbe stato
se io fossi rimasta ancora e tu
mi avessi amato. E violerò le sue
tenaci leggi, cancellerò il presente
inventerò futuro, richiamerò il passato.
E farò il gesto che avrebbe mosso il mondo
o l’universo, almeno il nostro
e stringerò, oltre il sognato sogno,
fra cento e più anni o già domani,
la tua diafana mano con le vene
che, tremante farfalla, cercherà la mia
in fuga da un millennio o poco meno…
Cammina
ma è come se stesse
in ginocchio.
Sale le scale
e la sua anima striscia
come l’ombra
sul muro.
Sente il vuoto dentro,
eppure gli pesa
portarselo dietro.
Il suo tempo si sbriciola
come le ossa di un vecchio
e ne prova un dolore
Nemmeno l’amore
lo consola
e la vita vola…
Imbrunire tardivo estivo
questo tempo non scorre
poi verrà un giorno
davvero troppo corto
e il tempo sarà finito.
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