Un mare inquieto
agita schiume fossili.
Ancora vento amaro
ancora una volta
travolta dall’addio.
Agitata, fragile tamerice
schiusi per te
rosei fiori precoci
eppure polverosi.
Così diversi, noi due,
qui nella vita.
Nella sua rossa polvere
a lungo calpestata,
lame di acciaio,
pozzanghere di lacrime
lucide del riverbero
di un repentino sole…
Così diversi, noi due,
qui nella via,
incrociavamo i rami,
sordi all’altrui dire:
tu, il selvaggio caprifico,
io, la tamerice.
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