Con la voce di plastica
ripetevo perché,
con il fiato già amaro
generavo nel cielo
angosciati polimeri,
doppi, tripli perché.
Tutto nudo sui prati
c’era Maggio in calore,
fecondava la terra
che fremeva di fiori.
Se lo avessi imitato,
se ti avessi baciato!
Dentro al gorgo profondo
di un dolore anecoico
ascoltavo il mio sangue:
Martellava perché,
ripetevo perché.
Arrivò la risposta,
oggettino tagliente:
“Tu sei troppo perfetta,
tu sei troppo per me.”
Il silenzio compatto
generò nebbie insane.
Forse Maggio fuggiva
per paura di noi…
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