Porto con me
istantanee di cieli.
Cieli che fuggono
mentre io vado via
e spargono al suolo,
alle mie spalle,
lembi di azzurro,
gocce di pioggia
ricordi rimpianti…
Porto con me
istantanee di cieli.
Cieli che fuggono
mentre io vado via
e spargono al suolo,
alle mie spalle,
lembi di azzurro,
gocce di pioggia
ricordi rimpianti…
Laggiù, nel tormentato
antico stagno
dove sepolti stanno
gli sfagni dei ricordi
e le torbiere antiche
dei miei nascosti affanni,
vorrei tornare, un giorno
a calpestare le malferme sponde
ed osservare con spavento i gorghi
e l’affiorare delle grasse bolle
e il loro infausto dire.
E poi cadere piano ed affogare
e ritrovare infine in fondo
il verde molle fiore algale
di quel lontano forse morto amore.
Altri bucati stesi ad asciugare
altre mani in volo sulle corde
nuove voci, altre parole
stesso vento, stesso sole…
Quando il sole, al di là della foresta,
corre libero lungo la pianura
e per le mandrie è già l’ora di tornare
e noi qui, sotto gli alberi che sono già neri
fitti di ricordi, di rimpianti, di pensieri
tanto che pare già scesa la sera
per noi prigionieri, ecco, in quest’ora
raccoglierò a terra, fra gli aghi di pino
gli ultimi raggi dorati, come fossero crini…
…e intrecciarli per far comparire l’antico:
i nostri balzi guadando il torrente
per lasciare la strada alle mucche
così impazienti, e noi pure,
perché già giungeva il tramonto
a dipingere d’oro e l’acqua e l’amore
e le risa dei nostri bambini…
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