Come un biscotto al burro la mattina
mi è rimasta indigesta la tua assenza.
Il corpo c’era, ma di un burattino
con le orecchie imperforate in legno
così inadatte a percepire il suono.
Vernice rossa tingeva la tua bocca
a simular parole che non volevi dire
e i baci tondi che non potevi dare.
Una zuppa di latte e crusca scura
cibava la tua fame di fine segatura.
Mentre scolpivo affannate parole
con cellulosa di densa paura,
diluendo col te l’amara saliva
di povera fata che parla da sola,
chiesi mesta alle spoglie del grillo
se t’avesse Geppetto nel gracile petto
scavato con cura il posto del cuore.
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