Col mio occhio vigile e attento,
il mio occhio di pesce di lago,
io guardavo attorno e scrutavo.
Una prognosi inquietante mi pendeva addosso
da onorare presto, a meno di fortuna in eccesso.
Nessuno di notte, vicino al mio al mio letto.
Stavo molto attenta alla secca,
c’era troppa luce gialla, veniva dalla finestra
e un albero nero mi balzava sul petto.
Spirali di respiro mi aiutavano
da una presa sul muro e un piccolo tubo.
Parlava tanto il rilevatore del cuore
della vicinai sordomuta addormentata,
diceva troppe cose e mi confondeva,
certe volte cantava e poi rideva.
Così mi son distratta ed è successo:
La vera me è arrivata al decesso
e il mio zombie invidioso, che sono io che scrivo,
è rimasto semivivo ed è stato dimesso.
Tutti contenti, meno questo simulacro denso,
debole, spesso angustiato dal cibo
e, senza concentratore, quasi privo di respiro.
con l’occhio di tinca giallo spalancato
su un guazzabuglio viscido di alghe di lago…
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