Trentadue passanti
cuciti con amore,
schiena china,
la cucina,
i ricordi che
continuano
a parlare
il mio dialetto,
un battibecco,
litigavano spesso,
quelle mie donne
e anche adesso,
dall’aldilà.
Mi turo le orecchie,
la stoffa si tuffa
sotto il piedino,
non regge il dramma,
la macchina rauca,
voce del verbo oliare,
continua a gridare,
le ore che oramai
spengono il sole,
le tendine nuove…
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