Eccolo, è lui…
Da un muro all’altro
si lancia di notte
zigzagando la strada
per provocarsi tormento
e poter ululare.
Io lo conosco bene,
il vento,
ha sulle spalle
un mantello pesante
che spazza l’asfalto
e tutto raccoglie,
barattoli, carte, foglie
conglomerati di sporca
disperazione.
E grida il suo pianto
sibilando serpenti,
percuotendosi il petto
fino farlo suonare.
Corre impetuoso
nella gola di case,
un battito forte
di stanchi stivali,
poi apre le braccia
e riprende a volare.
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