Vuoto il mio cuore vuoto
suona e risuona
a vuoto
chicchi di grandine
lacrime congelate…
Vuoto il mio cuore vuoto
suona e risuona
a vuoto
chicchi di grandine
lacrime congelate…
Un mare inquieto
agita schiume fossili.
Ancora vento amaro
ancora una volta
travolta dall’addio.
Agitata, fragile tamerice
schiusi per te
rosei fiori precoci
eppure polverosi.
Così diversi, noi due,
qui nella vita.
Nella sua rossa polvere
a lungo calpestata,
lame di acciaio,
pozzanghere di lacrime
lucide del riverbero
di un repentino sole…
Così diversi, noi due,
qui nella via,
incrociavamo i rami,
sordi all’altrui dire:
tu, il selvaggio caprifico,
io, la tamerice.
La prossima volta
che mi affido
alla speranza
io so già
che cosa dovrò fare:
o bere ad una ad una
le mie lacrime
o lasciarmi
amaramente
affogare.
Sai quel vento nuovo,
amore,
che sembrava la brezza
della nostra buona sorte?
Ecco, stanotte
si è infuriato
e ha troncato
la vecchia banderuola.
Più non gira il gallo
sul culmine del tetto
né più canta, tanto
non aveva mai cantato.
Bufera su di me,
solo bufera….
sarà una o slabbrata
con narici da clown triste
e occhi tondi spaventati
Quando la pietà del marmo
negherà al tuo chiaro sguardo
il mio sembiante disarticolato
di marionetta troppo magra
che nei vestiti larghi e stinti
esegue danze senza tempo
sulla solenne musica del vento
Quando dai nostri incontri
non privi di passioni
secernerai soltanto lacrime,
feconde di recise rose e viole
Quando mi mancheranno voce,
ispirazione, estro, sensi e tempo,
per convincerti ad amarmi,
allora mi vorrai, ma sarà tardi.
Ho visto le tue lacrime segrete,
donna roccia.
Mi sono dissetato alle sorgenti
della tua infelicità.
Sei bella,
come un’aurora sul ghiacciaio.
Non mi lasciare ancora,
donna sorgente!
Non scivolare via
da queste mani
fra cui da troppi anni
scorreva la tua vita.
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