Non chiederò all’autunno
di risparmiarmi le foglie
né di offuscarmi i sensi
alle nebbie del mattino.
Per quel fuoco inesausto
che mi consuma dentro,
a petto nudo
affronterò l’inverno.
Non chiederò all’autunno
di risparmiarmi le foglie
né di offuscarmi i sensi
alle nebbie del mattino.
Per quel fuoco inesausto
che mi consuma dentro,
a petto nudo
affronterò l’inverno.
Sole di latte,
stilla, ti chiedo,
dal seno del cielo
latte di sole
sui trepidi sogni
del cuore invernale.
Qua in strada piove da molto.
Mi gusto l’inverno da fuori
a immaginare il Natale
stretto nel riquadro di luce
delle finestre incantate
per sospirare in silenzio…
Il calpestio sulla neve degli anni,
la ghirlanda volante dei sogni.
Non sono i sogni di adesso,
è tutta una vita che scorre,
i sorrisi miei di bambina,
mio padre, mia madre,
l’amore,
il ritorno degli angeli.
Finalmente qualcuno ha zuccherato il tavolo bevendo il caffè, stamattina, e allora… via coll’arte effimera!
Languida muore
sotto il cielo invernale
l’ultima rosa
Così vicina all’inverno,
cavalco il libeccio senza sella
aggrappandomi ai crini,
giù per le valli ombrose
del destino,
senza sosta né meta,
sempre cantando.
Ricominciavo a Settembre
ad amare l’inverno.
Aspettavo il buio, il silenzio,
la precocità della sera.
Il cerchio giallo di luce
disegnato sul tavolo
dal lampadario.
E io ci stavo dentro.
Scrivere. La solitudine.
Il guscio caldo della casa
intorno a rivestirmi l’anima
nuda come una lumaca.
Lo strisciare lento dei giorni,
la lunga scia di parole.
Cercarti. Mentirti.
Dirti: “scaldami, ho freddo!”
Invece era amore…
Cercando anima
come affamato
airone d’inverno
saltello giardini spogli
di speranza. Disperata
pigolo sabbia cinerina.
Muta, affamata.
Commenti recenti