Oggi lo sento nell’aria
questo novembre di ossa,
fradicio triste colloso,
striscia sui tetti di pioggia.
Cadaveri vani di canto
sfogano i mesti gabbiani
rincorsi dal rude maestrale,
traditori immondi del mare.
Quanto lontana è l’estate!
Quasi non provo rimpianto.
Sai, mi succede ogni giorno
di non volere più niente
indietro dall’avido tempo.
Intanto sbiadiscono in cielo
le ultime stelle al mattino,
io sono svegli dall’alba
e con i miei morti in ritardo
mi giro la casa in silenzio
spazzando i fasti di ieri
con questa coperta di lana
che mi riscalda le spalle,
strappata ad un letto di sogni
che ormai chissà dove vanno.
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