Certe giornate
le avvolgerei proprio
in carta di giornale
prima di buttarle via
nel centro di raccolta
universale,
là dove spezzate
si sfanno le vite,
accumulate rovine
trovano infine
la fine. Io non vorrei
ammorbare l’aria
troppo con le mie.
Ansia da amore,
putredine di viole
e laceranti grida
giallo itterizia
del dolore. Di sera,
l’iris nero solitario
della mia paura,
anche lui a marcire.
In grani di sterile sale
un’usura infinita
della gola. Arsura.
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