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Tango di strada

By Poesia No Comments

violinista mancino fumetto

Almeno ci fosse in casa

un po’ di vino buono,

onesta trasfusione

di umore più giocondo,

rimedio naturale

di questa mia attitudine

al panico serale…

È come se il giorno spento

mi si portasse via,

col cuore sminuzzato

ed ogni sogno infranto.

Io odio le campane

ed il silenzio intorno,

ora che annotta presto

la gente si rintana,

non parla più giù in strada,

molesta compagnia

da molti non richiesta,

per me un’analgesia.

Per tanti giorni c’era

un violinista cane

che mi suonava male

un tango da balera,

stonato e sempre uguale,

lo stesso ad ogni sera

e io ridevo dentro,

sognando di danzare,

poi non è più tornato.

Quanto dovrò aspettare?

Ballatetta per il mio paese

By Poesia No Comments

guido-in-cornice

Perch’i’ no spero di sfuggir giammai

ballatetta, a Toscana,

soddisfa la mia brama:

canta nei versi almeno

di quel bel luogo ameno

che mi nutriv’il core.

Tu canterai singulti di ruscelli

vividi guizzi e gracidii di rane,

e trilli mattinali degl’uccelli

passi leggeri, tocchi di campane

e scampanii di mandrie più lontane.

Ché tu non giunga odiosa

giova codesta chiosa:

giammai mi fu sgradito,

sul tosco mar, il sito

dell’esuli mie ore.

Io spero, ballatetta, che la sorte

non computi la vita che mi tocca

dagli anni già vissuti, né alla morte

mi consegni anzitempo, né alla bocca

cavi ‘l respir e al cor la speme sciocca

di tornare sui prati

un tempo calpestati

nei giochi di fanciulla

che danza e si trastulla

ignara del dolore.

Deh, ballatetta mia, a la tua pietade

affido il sogno mio di ritornare,

viva, io spero, o di fuggir dall’Ade

e al mio paese con l’anima restare,

teco eterni versi ‘n laud’  intonare.

Quando tu, Iride alata,

infin colà arrivata,

la permission chiederai,

grato asil’ otterrai,

umil pegno d’onore.

Tu, voce de’ miei versi deboletta

sfuggita al mio nostalgico rimpianto

parla di me, mia fida ballatetta,

fa che si’ amata e possa menar vanto

colei che luce diè all’ameno canto,

un’umile pastora

che a sera la dimora

dopo travaglio e duolo,

cammino su erto suolo

accoglie con amore.

 

 

Il cuore coperto di stracci

By Poesia 6 Comments

barbone-con-gabbiano-fumetto

Ridendo e scherzando,

è arrivata la miseria,

è arrivata brindando,

bevendo e mangiando,

cantando e ballando,

è arrivato giocando

e noi non ci accorgemmo

che stava giungendo

e così ci ha trapassato

le liete bianche carni

con aghi di ghiaccio

senza la cruna

e stiamo congelando

e ce ne andiamo in giro

imbambolati zombies,

blu per il gelo dentro,

senza tentar nemmeno

di tendere la mano,

coi tozzi mezzi guanti

(stolti come siamo

la speme non vien meno.)

Non ti accarezzo, sai,

mi dolgono i geloni

e tu non mi baciare,

mi attaccherai la tosse,

ma conta l’intenzione.

Penso che sia domenica,

lo so dalle campane ,

non posso farci niente

se già da qualche tempo

mi pare così assurdo

chiamarla ancora festa.

 

La stanza sul corridoio

By Poesia 7 Comments

la-stanza-sul-corridoio

Sento parlare la sera

parole di campane

e le pareti altrui

giocare coi bambini.

Il buio mangia

il corridoio scuro

la casa già scompare.

Solo questa stanza

mi appartiene. Come la vita,

un breve spazio in luce

che rimane.

Aggiornamento meteo

By Poesia 2 Comments

tempesta-fuori-e-dentro

All’improvviso cielo

arancione malato

cipria di grigio

sole in funerale,

temporale,

prima pare rumore

crepitare di fuoco

ma è acqua sul cuoio

verde della magnolia

invadente

ed è settembre,

prima sudare,

poi tremare, sudario,

volano foglie, volano fogli

rabbia di tuoni repressi

in ribellione

fuori e dentro allo studio

fuori e dentro al cuore,

buio in depressione

totale,

campane lontane

sirene.

Il molare malato

By Poesia 4 Comments

bocca firmata

Apriamo queste lunghe

tende sintetiche

al suono delle campane

e all’aria vespertina

che, dopo una giornata

lunga calda estenuata

con la corsa urgente

dal dentista a trapanare

un dente pazzo

da devitalizzare,

ecco, vuole entrare.

Apriamo all’aria fresca

che ci vuole consolare…

E mi farò la doccia,

e mi vestirò da figa

e uscirò stasera

tutta truccata,

smokey eyes,

e mangerò la pizza,

masticando a destra

perché a sinistra

ho ancora male

e mi esce dalla bocca

un odore intenso

di medicinale.

Tensione superficiale di un assurdo vespro

By Poesia No Comments

esplosa veramente firmato

E’ inutile proprio

che io mi tenga

la testa,

non è che si stia

rompendo

solo che dentro

c’è un rumore

assordante,

mentre fuori

implode il silenzio.

Poi s’inverte

il vettore

della mia disperazione

scoppia la bolla

che mi sottende

suonano le campane…

Tutto questo mio tempo

By Poesia No Comments

san jacopo

Come sempre

come tutte le sere

suonano le campane

della chiesa sul mare.

D’inverno è diverso,

già la notte ha ingoiato

il campanile. Eppure

din don dan

suonano le campane.

E come sempre

arriva il crampo al cuore

di un’estrema tristezza

per non sapere

dove tutto questo mio tempo,

speso male, speso bene,

dove tutto questo tempo,

speso come solo io so fare,

dove tutto questo mio tempo,

tramonto dopo tramonto,

va a finire…

Fondamentale al vespro

By Poesia 2 Comments

l'orco3

Mi chiedevi

chissà che cos’hanno

le campane

da essere così contente

e da suonare tanto…

Tu sei un tipo strano

sarà per questo

che ti resto accanto

oscurano il tramonto

pennellate di grigio

si dilava

la malinconia

qui nella casa

il tuo starnuto da orco

l’unico rumore.

Fondamentale.

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