Livorno di luna
lieta s’illuna…
Un solo gioiello
e mille storioni
a nuoto guizzanti
in laghi lontani…
Livorno di luna
lieta s’illuna…
Un solo gioiello
e mille storioni
a nuoto guizzanti
in laghi lontani…
Far valere la vita
è spenderla tutta
investendo al meglio
ogni giorno
quel che per quel giorno
ci è dato.
È poco? Spendi poco,
spendilo bene
compra la frutta,
mangiala tutta,
lascia giù
quel che è marcio.
È tanto?
Spendilo tutto
con piacere, per te
e per quelli che ami.
Offri il sole, il sorriso,
anche il dolore.
Sempre respira.
Non gridare. Respira.
Non piangere da vivo.
Ridi piuttosto del destino.
Costruisci ricordi
da voler ricordare
per te e per chi resta.
E comincia a baciare,
impara a sperare,
La speranza non è
una merce proibita,
anzi è il sale della vita…
Twins Bar di Navacchio Foto di Silvia Cavalieri
Ci sarà un cielo pieno di fiori,
come quando la *dea vide il mondo
e lo volle tenere per sé.
Porteremo vestiti sottili,
per andare correndo sul mare
e volare nell’aria leggeri
e saremo belli per tutti,
pur essendo gli stessi di ieri
e la morte starà chiusa in un posto,
senza avere potere sul tempo
e vivremo così lietamente
che vorremo durasse per sempre.
*Mi riferisco qui alla dea del film “Dio esiste e vive a Bruxelles.”
Rime ritmate
da vergini vorticanti,
per preghiera rotanti,
mentre rapsodi
ricuciono versi
per tramandare
sacre orali orazioni
ai posteri adoranti.
Serti, corone di fiori
stringono roride fronti,
strigili tergono
sudori e tormenti.
Trilla ternaria lirica
citaredo centenario
originario di Agrigento.
Strigi notturne gridano
ricantando la storia
di Agrios e Oreios
tremenda…
Fa molto male l’illanguidirsi dell’amore,
condivisione forzata
del cattivo umore
e discorsi dal tenore
ambulatoriale,
quando si aspetta,
però nessuno ha fretta,
godendo tutti
della rassegnazione
del mutuato in pensione:
Ci si raccontano i mali.
Questo dunque l’amore,
scandito da bucato comuni,
illusioni, fugaci strette
di grinzose mani.
E poi c’è un caldo epocale,
da telegiornale.
Proibito a noi uscire,
se non si vuol morire.
Una volta luglio
era il mese del mare.
Una spesa avvilente,
di qualità indecente,
la portano a casa
i grandi fornitori,
supermercati
e prodotti bacati.
Perché chi sta a casa
non vale, peggio per lui
se sta male!
Basta che possa mangiare…
Una volta a luglio
noi potevamo amare…
C’erano le lucciole
d’estate a Traso
nella tarda sera
e palpitavano nei prati
come le stelle in cielo.
Avevamo sepolto
lo sfalcio nelle fasce
a primavera
così il raccolto
prometteva bene.
A me piaceva nel tramonto
guardare illividire
il pomodoro
finché da rosso
diventava nero.
Alle spalle, intanto,
sbadigliava la casa,
aperta sempre
la porta di cucina.
C’era una cameretta
al primo piano,
dopo una giravolta di scale
a scricchiolare
ed il mio corpo lassù
bruciava di passione
che un amore finito
non spegneva.
Se mi affacciavo alla finestra
Il favillìo di stelle
mi graffiava il cuore
e mi sentivo nuda
e bianca e sola
e pronta mai
per ritornare.
Il fiato della morte
posato suoi bei fiori…
Si spengono i colori
e presto sarà polvere
ogni corolla o foglia,
in triste metamorfosi
che muterà gli odori,
come di fieno o paglia
quando l’estate langue
di sete e pianti amori.
Tutto però è tranquillo,
avviene a poco a poco,
con una dose giusta
di inutile soffrire,
l’accartocciarsi appena,
in rughe dignitose,
il gambo che vien meno
e un giorno si rassegna
e a terra si consegna,
senza nessun rumore.
Con le mie vele di San Pietro, fresche della notte, auguro di cuore a tutti i Pietro e a tutti i Paolo buon onomastico
Una disperazione
marginale ai fatti…
Acquosi acquerelli,
liquami di prati
nella memoria
di un giugno prigioniero
di varie infermità.
Perché, se della vita
rimangono mansioni
sempre avvilite e lente
e mai le fruizioni…
…Colline di papaveri
per arrivare a Siena…
reca un sollievo nullo
pensare e mai andar.
Pendon budelli secchi
di antichi godimenti
su squarci di demenza
e altre amenità.
Divido in mucchi sporchi
i nostri panni sporchi,
secondo colore e tipo,
rincorsa da ossessioni
di inutili Maldive
dove non ritornar.
Si ammucchiano
i miei giorni,
un lungo funerale,
silente processione
di un lento medicato
languire e mai morir.
Faccia di gatto
nel tè del mattino
fra le schiumette
e i sospiri di fumo.
Buongiorno messaggio
di strani destini,
buongiorno felino
che appari così!
Sacro animale,
portale dei tempi,
l’oscuro universo
ora apri per me!
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