Diciamocela tutta
senza far rumore:
Ho una tal pura
che mi scoppia il cuore.
Non ho più voglia
di darmi la baia
fingendomi a un tempo
una brava massaia
che impasta la pizza
e tira la pasta
e poeta ottimista
che canta l’amore.
Sono invece
una bambola vecchia
di celluloide
tutta ammaccata.
Ho la testa pesante
e lo sguardo fissato
per sempre su un punto
da un’ incapace
manata di stucco,
il mio meccanismo
per muovere gli occhi
essendosi rotto…
E la speranza,
falena d’amianto,
svolazza lontano
dal campo visivo
di un rudere umano.
Proprio perché sei così brava con la scrittura guarda che ti è scappato un apostrofo davanti a nome maschile ( non pubblicare questo mex) buona serata e scusami se mi son permessa ma è come il filo di insalata tra i denti ?
Grazie, ben lontana dall’avermene a male, ti ringrazio per la segnalazione. Per quanto mi impegni a leggere più volte i miei testi, proprio perché sono miei e li conosco troppo bene, a volte non scovo i refusi che vi si nascondono, come subdoli vermetti, ma li sfioro, senza vederli! Buona serata!
Non sono riuscita a trovare il refuso: io ho visto un solo apostrofo davanti a “incapace”, parola qui usata come aggettivo, da concordarsi col sostantivo, di genere femminile “manata”. Poi non ho visto altro… ciao cara!
“…falena d’amianto,” E qui c’è tutto il peso dell’anima.
Molto significativa.
Buona serata Silvia.
Il peso dell’anima… bello! Grazie