L’odore dello scalogno
si è chiuso nello studio,
la stanza lunga e stretta
in fondo al corridoio,
la stanza senza scampo.
La giornata è stata cupa,
la pioggia battente obliqua
attraversava i terrazzi,
bagnando tutti i vetri,
così non mi è venuto in testa
di dare un cambio all’aria.
Io poi, nel pomeriggio,
cercavo una coperta
da drappeggiarmi addosso
per aggirarmi tetra
con fare da teatro
e dire singhiozzando
che avevo molto freddo.
Anche il bucato, rozzo,
pendeva nel salotto,
gridando il suo volgare
parfum di ammorbidente.
Adesso è tarda sera,
la stella del lampadario,
una pazzia asimmetrica,
per questo cielo chiuso,
per questi muri rossi,
per tutti gli scaffali,
che scricchiolano di libri,
per le anime dei tarli,
per me, che scrivo e scrivo,
illumina la notte interna,
il chiuso del mio cuore,
l’afrore dei miei giorni…
Bellissima! ?
Grazie Giuliana!
Lo scalogno ha un buon odore, e anche la pioggia! 🙂
Mooolto bella! Sei una forza Silvia??
Grazie di cuore! ?
Ammiro una buona originalità nei tuoi versi. Cosa rara a trovarsi nella maggioranza di coloro che buttano giù espressioni che vorrebbero essere poetiche.