Alba, alba divina
che, quando è l’ora,
ti mostri più scura
della sera più nera,
poi, emorragicamente,
per un fendente di spada
inizi a sanguinare
da oriente
facendo sgorgare nel cielo
un fiume lattescente
e, anemicamente,
senza pudore
ti strusci alle case
fugando dai muri
del sonno il languore
mentre la notte muore
e la tua veste, perdendo
il candore verginale,
si inzuppa del sangue
nuziale, sposa del sole,
quando passi di qui,
ormai donna pietosa
del destino mortale,
dispensa l’amore
alla nuova dimora
e fuga per sempre,
stendendo la mano
dalle dita di rosa,
la rabbia, la lite,
l’odiosa discordia
e la vile paura…
Ascolta, o luminosa,
la mia pura preghiera!