Scusa, volevo dire
che sono più delle nove,
le ventuno e venti
per essere precisa.
E non tirarmi così,
in questa raffinata tortura
antica come Ettore e Achille,
legata al tuo carro
lungo la rovinosa
strada del destino,
i miei fragili polsi
e la testa già immersi
nel sangue dorato
dell’occaso,
io, obolo estremo
di un amore sfinito
e le caviglie sottili
coi piedi in cammino
verso l’oriente
e il suo sole nascente.
Mi spezzerò presto
per questa agonia
che da tempo mi è vita…