Ah! Insensata Brigitta
che hai fatto lo sgambetto alla tua vita
e sei finita giù, giù, giù.
Potesse risvegliarti il lieve tocco
delle dita di tua madre
che t’accarezzano il viso di cera,
falene disperate!
La senti come piange?
Ti ha amato. Le manchi.
Ah! La morte, bestia impudica
che leccava il tuo sangue,
china sull’asfalto bagnato.
Godeva. E rideva, rideva. Che iena!
Sapessi quanta folla hai radunato
nella piazza dell’ultimo teatro.
Bella gente! Sfaccendati, curiosi, morbosi.
Un successo. Qualcuno ha vomitato.
Ma adesso, sorgi dal lettino di marmo!
Troppo stretto per te, troppo freddo.
Sarà lunga la notte all’obitorio,
in mezzo a quei due vecchi stecchiti
con gli abiti neri ammuffiti.
Senza Bobo, l’orsacchiotto lilla
con le orecchie rosa consumate.
E tu sei bella nel vestito lungo bianco,
ricoperta di fiori. Sembri la Primavera.
Dai! Stringi la mano di tuo padre
che ti aiuta ad alzarti.
Lo so. Quel giorno aveva fretta
e non ti ha voluto ascoltare.
Però, oggi, il tempo l’ha trovato.
Brigitta, perché l’hai fatto?
Per un misero bacio del perdono
che troppo ti è mancato?
Su, non essere cattiva.
Tra poco se ne andranno.
Torna a casa con loro.
Li senti come piangono?
Sono pronta a giurarlo:
li hai puniti abbastanza.