Ti ricordi i nostri aperitivi tristi
e la certezza che mai più
saremmo ritornati?
Era quel bar sull’angolo, la sera
che non faceva affari
e suonavano un buon jazz
e noi, chissà perché,
ci sentivamo morire.
Era gentile, il cameriere
accendeva la lampada viola
nell’ombra ci faceva sedere.
E c’era il vecchio artista,
che era stato grande
che canticchiava piano
con la sua voce nera
quasi senza farsi sentire,
ma sapevamo chi era.
E beveva il suo vino
con moderazione
e si mangiava un panino,
la cena. Quanto è durato?
Una, due volte, forse tre, mi pare
e mai più, mai più ritornare.
Molto molto bella quest’immagine che dai con i tuoi versi…
Il quadro di Degas rappresenta l’apatia nella maniera più autentica…
Una coppia… davvero? Completamente isolati nel loro mondo, in una solitudine nell’animo che si percepisce…
Lei forse prostituta ( si dice per il tipo di scarpa che indossa) lui un barbone …( anche se non sono molto d’accordo su questa interpretazione) ….comunque si percepisce un senso di oppressione assoluto….
Bravo!!!
Un abbraccio.
Grazie per il tuo interessante commento! Per illustrare i miei versi ho scelto questo capolavoro di Degas proprio per l’atmosfera malinconica… la certezza di non avere un futuro, la solitudine, pur nella condivisione di un momento a due, il rimpianto che nasce fin dal presente.